Le parole dell’anno che verrà nelle allocuzioni di Capodanno di Capi di Stato e di Governo

Sei paesi a confronto da un punto di vista linguistico

Come da tradizione che rinnovo ogni anno dai tempi dell’Università, ho dedicato un po’ di tempo del primo giorno dell’anno ad ascoltare le allocuzioni di Capodanno dei Presidenti o dei Primi Ministri di alcuni dei paesi delle lingue che parlo. Faccio questi ascolti principalmente da una prospettiva linguistica e contrastiva, andando ad osservare, attraverso le scelte linguistiche dei Presidenti o dei Premier, quali sono le tematiche che hanno voluto mettere al centro dei loro discorsi, quali sono le parole su cui hanno insistito con più ripetizioni e qual è l’atmosfera generale che ritraggono e la sensazione che lasciano nell’ascoltatore. È un modo per cercare di capire dove stanno andando l’Europa nel suo insieme e il mondo, provando a farlo non tramite i giornali ma attraverso la visione di chi guida i diversi paesi. La pregnanza dei discorsi di Capodanno e la cura con cui vengono costruiti nella scelta di ciascuna parola, nessuna lasciata al caso, offrono veramente una fotografia e molto materiale a chi voglia soffermarsi per un’indagine linguistica. È anche la circostanza ideale per fare dei confronti, essendo una delle più pratiche occasioni per confrontare discorsi formulati per la medesima occasione.

Quanto scriverò in questo articolo è una raccolta di ciò che personalmente mi ha più colpito nella selezione dei sei discorsi ascoltati, senza alcun intento scientifico e senza l’applicazione di alcuna metodologia di analisi. Ciò che farò sarà semplicemente evidenziare passaggi che per me sono stati motivo di riflessione e che possono essere il punto di partenza per altre considerazioni e approfondimenti. In particolare metterò in risalto ciò che più mi ha colpito per diversità, per rappresentare una voce fuori dal coro o un approccio diverso e in quanto tale foriero di dischiudere nuove prospettive, nuovi sguardi più capaci di considerare le cose da punti di vista meno frequentati. Per uscire dagli schematismi di pensiero che ci inducono spesso a credere che le cose sono come sono perché non possono essere altrimenti.

I discorsi che ho ascoltato sono quelli del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, del Cancelliere federale della Repubblica federale di Germania Olaf Scholz, del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, della Presidente della Confederazione svizzera Viola Amherd, del Presidente della Repubblica federale austriaca Alexander Van der Bellen e del Presidente della Repubblica argentina Javier Milei.

Prima di entrare nel vivo dell’analisi linguistica, vale la pena soffermarsi sui significati veicolati dalla scelta dei luoghi dai quali i Capi di Stato o di Governo hanno scelto di pronunciare le loro allocuzioni e sulla dislocazione di alcuni elementi simbolici.

Nel caso del Presidente Mattarella, le riprese avvengono all’interno del Quirinale e lo ritraggono in piedi lungo un corridoio sul cui fondo si vede un albero di Natale addobbato; sulla sinistra tre bandiere, una di fianco all’altra: lo stendardo presidenziale più a sinistra, più a destra la bandiera europea e al centro la bandiera italiana che leggermente copre le due bandiere ai fianchi.

Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella

Anche il Presidente Alexander van der Bellen viene ripreso in piedi, all’interno del Palazzo Presidenziale. dietro di lui si vedono le pareti con tappezzeria di broccato rosso, candelabri, dorature alla porta del corridoio, aperto verso una sala interna; sulla destra la bandiera austriaca e, dietro di essa, quella europea.

Presidente della Repubblica federale austriaca, Alexander Van der Bellen

Il Cancelliere federale Olaf Scholz poggia invece le mani su una scrivania che rientra appena nell’inquadratura, all’interno di una sala con la parete di vetro da cui si ha una completa visuale sul Bundestag (Parlamento federale tedesco); sulla destra la bandiera tedesca e, dietro di essa, la bandiera europea.

Cancelliere della Repubblica federale di Germania, Olaf Scholz

Il Presidente Macron ha fatto una scelta che a un non francese può risultare imperscrutabile, non essendovi particolari elementi che permettano di riconoscere in che parco si trovi (non è visibile alcun palazzo o alcun ingresso): alle sue spalle un tratto di strada carrabile; dietro di questa si estende il prato con degli alberi desolantemente spogli; in lontananza, sulla destra, una fila di bandiere di numerosi paesi.

Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron

La Presidente Viola Amherd sceglie invece un’ambientazione completamente diversa: all’interno di una biblioteca. Le riprese partono non dal magnificare l’imponenza di un palazzo come nel caso di Mattarella, Van der Bellen e Scholz ma da un primo piano su un’enciclopedia e poi da un piano lungo che si sposta al primo piano della biblioteca, dove si vede la Presidente in movimento che ripone un volume tra gli scaffali prima di prendere la parola. Nessuna bandiera è presente, nessuna celebrazione dei simboli della Confederazione, con la volontà invece di valorizzare i libri come ciò che documenta la storia della Confederazione e come ciò da cui si può imparare.

Presidente della Confederazione svizzera, Viola Amherd

Javier Milei invece viene ripreso seduto alla scrivania presidenziale, come a volersi mostrare al lavoro: legge il discorso sfogliandone le pagine; poche volte e per pochi secondi alza lo sguardo e guarda diritto nella camera. Sulla sinistra la bandiera argentina e, sui tavolini dietro il Presidente, numerosi vasi d’argento con fiori bianchi che sembrano voler ammantare di purezza lo spazio, come a scongiurare critiche e contestazioni.

Presidente della Repubblica argentina, Javier Milei

Appellativi e come dal modo di rivolgersi ai cittadini possa emergere quanto inclusiva sia una società

Interessante rilevare anche in che modo ciascun Presidente si rivolge ai cittadini: il Presidente Milei si rivolge semplicemente a “todos los argentinos”; il Presidente Mattarella usa la formula “Care concittadine, cari concittadini”, stessa formulazione in tedesco (»Liebe Mitbürgerinnen und liebe Mitbürger«) usano il Presidente Scholz e la Presidente Amherd. Il Presidente Macron si rivolge ai « Français, français de Métropole, de nos Outre-Mer et de l’étranger », rivolgendosi espressamente ai cittadini residenti nei diversi territori francesi (nella Francia metropolitana, nei territori d’oltremare e all’estero). Il più inclusivo di tutti è il Presidente Van der Bellen che si rivolge anche a tutti coloro che vivono in Austria: »Liebe Österreicherinnen, Österreicher und alle die in Österreich leben« (“Care austriache, cari austriaci e tutti quanti vivete in Austria”).

Atmosfere nei diversi sguardi dei Presidenti, tra letizia e angoscia

Lo stato emozionale dei paesi (o il sentiment, a voler utilizzare l’anglicismo in voga) viene evocato in maniera più o meno intensa, a tinte più o meno esasperate o viceversa liete nei diversi discorsi. Il Presidente Mattarella evoca i tanti motivi di allarme, la condizione di angoscia in cui versano stati, società e che si sperimenta nelle strade e nella vita quotidiana. Rileva, tra i problemi che vive Italia, il rifiuto del progresso della civiltà umana, il rischio di abituarsi all’orrore, le macerie non solo fisiche, le brutalità che pensavamo ormai superate, la mentalità della violenza e della sopraffazione, la violenza verbale, la denigrazione e l’odio. Il tono di voce del Presidente Mattarella è grave. Il Presidente Scholz parla invece della preoccupazione e dell’insoddisfazione che la velocità dei mutamenti procura in alcuni tedeschi ma mitiga subito queste parole esprimendo il suo prendersi a cuore questi stati d’animo, dicendo »Ich nehme mir das zu Herzen und zugleich weiß ich: wir, Deutschland, kommen dadurch« (“Mi prendo queste preoccupazioni e questa insoddisfazione a cuore e so che noi, Germania, supereremo tutto questo”). Come sempre la Germania usa il cuore, a dispetto dei pregiudizi e degli stereotipi cari a quegli italiani che continuano ad immaginare i tedeschi come una nazione fredda e insensibile. Il tono di voce di Scholz è pacato, il tono di voce di chi guarda la realtà per quello che è, mantenendo una naturale calma. Il discorso del Presidente Macron evoca la paura di fronte al ritorno della guerra, dell’arrivo di sfollati e della perdita di controllo. Catastrofica è la situazione argentina: “a menos que hagamos lo necesario ahora nos dirigimos hacia una catástrofe económica de una magnitud desconocida para cualquier argentino vivo” (“salvo fare ora quanto necessario, ci dirigiamo verso una catastrofe economica di una magnitudo sconosciuta a qualsiasi argentino vivente”), dice il Presidente Milei, che vede il “riesgo de una catástrofe social de proporciones biblicas” (“rischio di una catastrofe di proporzioni bibliche”). Il discorso di Van der Bellen sembra risuonare da un altro mondo, nel quale parrebbe che ciò che più gravemente affligge la società austriaca siano semplicemente le difficoltà di comunicazione interne, la necessità di imparare di nuovo a parlare miteinander e non übereinander (“parlarsi” anziché “parlarsi addosso”).

A cosa ancorarci: esortazioni, ispirazioni e discorsi nerboruti

Quali sono invece le parole che indicano la via d’uscita dai problemi? Mattarella sceglie verbi di azione: ascoltare, partecipare, cercare ciò che ci unisce. Più nel dettaglio, esorta a costruire ed educare alla pace, vivere bene insieme, riconoscere le ragioni dell’altro, vedere senza filtri realtà a volte ignorate, non volgere lo sguardo altrove, non farci vincere dalla rassegnazione e dall’indifferenza, non chiuderci in noi stessi, partecipare alle scelte di vita, farsi carico delle proprie comunità. Mattarella spiega anche cos’è l’amore: rispetto, dono, gratuità, sensibilità. Volgendo verso la fine del suo discorso, si appella fortemente ai valori fondanti dell’unità della Repubblica come base per la convivenza civile: la solidarietà, la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la pace.

Nel discorso di Scholz non sono presenti esortazioni rivolte ai cittadini, elenca invece tutto ciò che il Governo sta facendo, i motivi per avere fiducia e ciò che rende forte la democrazia. L’alto tasso di occupazione garantisce il benessere in Germania e »das gibt uns die Möglichkeit, kraftvoll in die Zukunft zu investieren, und das müssen wir auch« (“questo ci dà la possibilità di investire fortemente nel futuro, cosa che possiamo e dobbiamo fare”). In cosa investe la Germania? In strade ordinate e migliori ferrovie, nell’energia pulita, in una migliore tutela del clima, in buoni posti di lavoro, nei settori scientifici dove è sempre stata all’avanguardia e in quelli in cui deve recuperare terreno (microchip e batterie). Scholz dice ancora “investiremo anche nei prossimi anni una somma record nel nostro futuro”. I motivi di fiducia che Scholz sottolinea sono: l’avere amici in Europa e nel mondo, partner con i quali giorno per giorno definire in che modo garantire la sicurezza in Germania e in Europa e l’Unione Europea stessa: nel menzionarla sottolinea l’importanza che rimanga unita nei prossimi anni. Ciò che rende forte la democrazia è mitzureden e mitzuentscheiden (confrontarsi e prendere le decisioni insieme), la disponibilità al compromesso, l’impegno gli uni verso gli altri (Einsatz zueinander), »die Einsicht, dass jede und jeder gebraucht wird« (la consapevolezza che ciascuna e ciascuno è importante). Tra le sue ultime parole, il Presidente Scholz dice: »Wenn wir uns das klar machen, wenn wir uns gegenseitig mit diesem Respekt begegnen, dann brauchen wir keine Angst vor der Zukunft« (“Se siamo in chiaro di incontrarci con questo rispetto non c’è da aver paura del futuro”). Un paese che è capace di parlare alla seconda persona plurale, con un “noi” che nel trova enfasi positiva (»Wir alle, gemeinsam, wir kommen auch mit Gegenwind zurecht«, “Noi tutti, insieme, siamo in grado di affrontare anche i venti contrari”) è un paese che affronta decisamente con meno paura il presente e il futuro.

Anche nel discorso del Presidente Van der Bellen si può osservare come i paesi di lingua germanica siano paesi che soffrono molto meno dell’individualismo che affligge l’Italia e che godono di una tenuta sociale molto più alta di quella italiana. Da evidenziare inoltre che Van der Bellen si rivolge ai concittadini non usando le parole che noi italiani siamo più abituati a sentire (paese, popolo, nazione), bensì scegliendo sistematicamente la parola Gesellschaft (società). Tra gli auspici che formula dice: “Spero che come società riusciremo di nuovo a parlare di più tra di noi anziché parlarci addosso” e descrive la società austriaca in questi termini: »Wir sind eine leistungsfähige, einfallsreiche, mitfühlende, friedliebende, wohlwollende Gesellschaft« (“Siamo una società produttiva, fantasiosa, compassionevole, amante della pace, benevola”). L’Austria è anche una società capace di pensare alle future generazioni: troviamo nelle parole del Presidente infatti anche l’auspicio che »unsere Kinder und Enkerl auch noch einen lebenswerten Planeten, ein lebenswertes Österreich vorfinden« (“che i nostri bambini e nipoti trovino un pianeta e un’Austria nella quale vale ancora la pena di vivere”). Questo orientamento a considerare la “nazione” come una “società” lo si può leggere anche nel fatto che, nell’elencare tutto ciò che permette di creare un buon futuro, il Presidente Van der Bellen non mette al primo posto l’economia, bensì la scienza, la ricerca e l’arte. Solo in quarta posizione viene menzionata l’economia, seguita da forza ed energia, curiosità ed apertura, solidarietà e persone. Così come il discorso di Scholz non contiene pressanti esortazioni ai cittadini, anche il discorso di Van der Bellen non dice ai cittadini cosa devono fare, ma molto più morbidamente descrive la realtà ed esprime un’opinione: “Ci siamo abituati negli ultimi anni a parlare con chi ha opinioni uguali alle nostre e credo che nel lungo periodo questo non sia buono per il nostro vivere assieme (unser Zusammenleben). Pare di vedere in questa forma di invitare a riflettere un atteggiamento molto più rispettoso – in confronto con quello cui siamo abituati in Italia – della politica verso i cittadini, una maggiore considerazione della loro intelligenza, così come si osserva anche nell’invito che Van der Bellen fa: “valutate personalmente negli esponenti politici cosa sanno tirare fuori dalle persone: capirete da soli se si tratta di forza costruttive o no”.

Agli antipodi rispetto questa delicatezza e rispetto ai toni quasi lieti del Presidente Van der Bellen è il discorso del Presidente Macron, che molto insiste sulla fierté (“fierezza”, parola che viene ripetuta più e più volte) e sull’agir (“agire”, anche questa parola che viene ripetuta con muscolare insistenza) e che sconfina a tratti in toni quasi aggressivi. Sorprende soprattutto il linguaggio belligerante trasportato dall’ambito militare a tutte le altre sfere della vita civile: soddisfatto del « réarmement économique, militaire et du service publique » (“riarmo economico, militare e del servizio pubblico”) compiuto nel 2023, sarebbe ora la volta di un « réarmement civique » (“riarmamento civico”). Più avanti nel discorso Macron afferma anche che « Déterminés nous le serons aussi pour le réarmement industriel, technologique, scientifique » (“Determinati saremo anche nel riarmo industriale, tecnologico e scientifico”). Sul concetto di “riarmo” Macron insiste dicendo che « nous devons continuer ce réarmement de la nation façe au déreglement du monde car la force de caractère est la vertu des temps difficiles » (“Dobbiamo continuare questo riarmo della nazione di fronte alla deregolamentazione globale perché la forza di carattere è la virtù dei tempi difficili”). Un dato molto concreto che viene menzionato da Macron è che il budget per gli eserciti sarà raddoppiato in 10 anni. A questo aggiunge che verranno creati migliaia di posti di lavoro per militari, poliziotti, gendarmi, magistrati e funzionari in Tribunale « pour assurer l’ordre republicain et pour vous proteger » (“per assicurare l’ordine repubblicano e per proteggervi”). In tutto questo contesto militaresco, le parole con cui si chiude l’allocuzione di Macron – lontane dal risuonare portatrici di un messaggio universale come parrebbe voler esprimere il passaggio in cui, in un momento precedente del discorso, Macron afferma «Nous sommes cette nation qui, lorsqu’elle est fière d’elle même, porte toujours un espoir universel» (“Noi siamo quella nazione che, quando è fiera di se stessa, porta sempre una speranza universale”) – si avvicinano a toni di esaltazione, quasi a indicare la Francia come un “popolo predestinato” dalla storia: « pour que la France puisse resplandir, pour qu’elle soit digne de l’indefinissable resplandeur de ceux qui sont déstinés aux grandes entreprises, parce que c’est nous » (“perché la Francia possa risplendere, perché sia degna dell’indefinibile splendore di coloro che sono destinati a grandi imprese, perché siamo noi”). Nel suo complesso, trovo il discorso del Presidente Macron inquietante, pieno di cattivi presagi per la pace in Europa.

Di tutt’altro segno è l’impostazione del discorso della Presidente Amherd che, ruotando intorno al simbolo del libro che documenta la storia, insegna e al tempo stesso si lascia plasmare, è un invito a “codeterminare il percorso che prende la storia”, a coltivare (pflegen) la democrazia, è un invito all’assunzione di responsabilità (Verantwortung übernehmen) e all’impegno (uns engagieren). Le parole centrali nel discorso della Presidente Amherd sono zuhören (ascoltare), einanderverstehen (capirsi l’un l’altro), uns einbringen (impegnarci). C’è da augurarsi che l’animosità che prevale in Francia potrà trovare i giusti contrappesi in Europa e che ciò che augura Amherd ai propri concittadini possa valere per tutti: “Quando chiuderemo il libro a fine anno spero che potremo riporlo con sensazioni positive”.

Riferimenti

Per chi volesse ascoltare o riascoltare i discorsi di Capodanno di cui in questo articolo si è parlato, di seguito i link:

· Sergio Mattarella: https://www.youtube.com/watch?v=r3Gt5s4UsKY&t=36s

· Olaf Scholz: https://www.youtube.com/watch?v=MqC_dscRUQo&t=20s

· Emmanuel Macron: https://www.youtube.com/watch?v=mGfue6MKuZ0

·  Viola Amherd: https://www.youtube.com/watch?v=5RFKHiK8DeI&t=5s

· Alexander Van der Bellen: https://www.youtube.com/watch?v=a1yR7A17j4U&t=10s

· Javier Milei: https://www.youtube.com/watch?v=mPvm-c_tHNA&t=12s