Un’analisi linguistica dei discorsi di Capodanno di sei Capi di Stato e di Governo

Come da mia personale tradizione, nei primi giorni dell’Anno Nuovo mi dedico ad ascoltare le allocuzioni di Capodanno dei Capi di Stato e di Governo di una selezione di Paesi. Abitualmente mi limitavo a fare un tour tra Paesi scelti tra quelli di cui parlo la lingua, quest’anno invece ho voluto includere anche la Cina, essendo entrata l’Asia nel campo dei miei interessi a partire dal mese trascorso in Thailandia a fine 2023 e avendo recentissimamente intrapreso lo studio del cinese. Invito a fare con me questo piccolo tour gli amici e i colleghi poliglotti e il lettore capitato casualmente qui che abbia voglia di viaggiare per un attimo tra Italia, Francia, Germania, Svizzera, Messico e Cina attraverso le citazioni che ho selezionato e i rimandi che queste hanno creato tra di loro nella mia percezione (preciso che il discorso del Presidente Xi Jinping mi è arrivato filtrato attraverso i sottotitoli in francese offerti dalla China Global Television nella sua versione francese, la CGTN Français, e che le citazioni che riporto sono mie traduzioni di questi sottotitoli in francese). Il punto di osservazione proposto su questi discorsi politici è quello di un linguista che presta attenzione alle scelte lessicali e alla strutturazione del discorso e che cerca di sondare i perché culturali nel sottotesto culturale che va oltre il piano linguistico. Questo viaggio risponde anche alla necessità di ampliare lo sguardo, in modo da capire da che coordinata del mondo ci possano venire messaggi più speranzosi e fiduciosi rispetto alla palude in cui ci stiamo immergendo sempre di più in Italia, che sembra vedere e parlare solo dell’Apocalisse. Per fortuna pare che il polso del mondo offra vibrazioni diverse in altre latitudini.

Ma partiamo in ogni caso dall’Italia, col discorso del Presidente Mattarella, che per lunghezza è il più esteso dei sei ascoltati: 17 minuti contro gli undici del discorso di Xi Jinping, i dieci di Macron, i sette di Scholz, i cinque di Claudia Sheinbaum e i quattro di Karin Keller-Sutter. Il Presidente Mattarella, rinnovando un tratto distintivo dei suoi discorsi di Capodanno, mostra tutta la sua attenzione a non trascurare nessuna delle categorie sociali e civili (le comunità, le famiglie, i giornalisti, gli allievi della marina militare, i medici di pronto soccorso, gli insegnanti, “chi fa impresa con responsabilità sociale e attenzione alla sicurezza”, “chi lavora con professionalità e coscienza”, “chi studia e si prepara alle responsabilità che avrà presto”, “chi si impegna nel volontariato”, “gli anziani che assicurano un sostegno alle loro famiglie”…) e richiama i fatti di cronaca più impattanti dell’anno (la cattura di Cecilia Sala, il femminicidio di Giulia Cecchettin, la morte di Sammy Basso). Uno sforzo che potremmo dire enciclopedico, così come di enciclopedico nel suo discorso c’è anche la menzione alla parola scelta per il 2025 dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani: la parola “rispetto”, che il Presidente Mattarella glossa come [il] “primo passo per una società più accogliente, più rassicurante, più capace di umanità”.

Un’attenzione nel messaggio del Presidente Mattarella a non trascurare nessuno si ascolta fin dalla frase di apertura: “Care concittadine e cari concittadini, questo nostro incontro tradizionale mi consente di rivolgere l’augurio più sincero a tutti voi, a chi si trova in Italia e agli italiani che sono all’estero, una formulazione che appare molto ben riuscita nella sua ampia inclusività perché, subito dopo l’allocuzione diretta ai “concittadini” e quindi a chi ha la cittadinanza italiana si convoca estensivamente, tra i destinatari dei saluti, “chi si trova in Italia” e “gli italiani che sono all’estero”. In questo accostamento, che riduce per una volta la distanza che il discorso politico più tristemente e più frequentemente fomenta tra cittadini di serie A e di serie B, ritrova spazio una visione più integra del fenomeno migratorio. Un invito, per chi è in grado di coglierlo, a ricordarci che siamo al contempo un Paese di immigrazione e di emigrazione e che dovremmo saper guardare ai fenomeni migratori nella loro complessità. Più avanti nel discorso del Presidente Mattarella questo in apertura generico “chi si trova in Italia” trova una sua delineazione più precisa in un altro bel passaggio: “è patriottismo quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia e fa propri i valori costituzionali e le leggi e vive appieno la quotidianità e con il suo lavoro e la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra società”.

Pari attenzione all’inclusività negli auguri di Capodanno non si trova nel discorso del Presidente Macron, che apre rivolgendosi semplicemente a “Mes chers compatriotes” (miei cari compatrioti) e nelle parole del Bundeskanzler Olaf Scholz e della Bundespräsidentin Karin Keller-Sutter che si dirigono a »Liebe Mitbürgerinnen und Mitbürger« (care concittadine e cari concittadini). Ad latere viene da chiedersi se la quasi nulla differenza fonetica e grafica tra il maschile « chers compatriotes » et il femminile « chères compatriotes » sia la causa per la quale in francese non vengano appellati, come tende a fare l’uso linguistico attuale italiano e tedesco, sia il maschile che il femminile. Il discorso della Presidente del Messico Claudia Sheinbaum, che fa caso a parte in molte cose – in particolare per la totale informalità e anche nella scelta della cornice nella quale viene ritratta (in un parco, intenta a piantare un abete) – non si apre con un appellativo ai “concittadini” bensì con un ricordo in prima persona, chiaramente teso a presentare un’immagine di sé nella quale possano riconoscersi gli strati umili della popolazione:Yo trabajaba en una comunidad rural mientras estudiaba […] Hacíamos estufas con barro y arena y chimeneas con latas […] Ahí aprendí a palear(Lavoravo in una comunità rurale quando ero studente […] Facevamo stufe con fango e sabbia e camini di latta […] È lì che ho imparato a usare la pala). Nelle occasioni in cui usa un appellativo più avanti nel discorso, Claudia Sheinbaum si rivolge al “pueblo de México” (popolo del Messico). Il Presidente Xi Jinping invece apre rivolgendosi a “Compagni e amici, Signore e Signori”.

Parole chiave e atmosfere generali

Il discorso del Presidente Mattarella, molto analitico e descrittivo, è molto calato nel presente. Non cerca di abbellire la realtà, la guarda in faccia senza edulcorarla. Senza ricorrere a eufemismi e mezze parole elenca tutte le difficoltà che ci toccano da vicino: “migliaia di vittime civili turbano drammaticamente le nostre coscienze”, “in questo periodo sembra che il mondo sia sottoposto a un’allarmante forza centrifuga, capace di dividere, allontanare, di radicalizzare le posizioni”, “sono lacerate le pubbliche opinioni”, “faglie profonde attraversano la nostra società”. E ancora: “La realtà che viviamo ci presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza, “aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti”. Un altro contrasto che sottolinea è la “sconfortante sproporzione” tra la crescita di spesa in armamenti nel mondo che “ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari, otto volte di più di quanto stanziato dalla COP29 per contrastare il cambiamento climatico”, chiama gli eventi metereologici estremi senza mezzi termini sciaguree si riferisce al contrasto al cambiamento climatico come “esigenza vitale” per l’umanità.

Nella foto, il Presidente Sergio Mattarella

Se dopo il lungo elenco di motivi di apprensione il discorso si fa più alternato nel presentare le potenzialità e i punti di debolezza da risolvere, sta di fatto che non c’è luce che venga menzionata che non sia subito oscurata da un’ombra: alle possibilità aperte dalla scienza, dalla ricerca e dalle nuove tecnologie di curare malattie inguaribili si oppongono le lunghe liste d’attesa che conosciamo nelle visite mediche; i dati incoraggianti dell’occupazione hanno come contraltare aree di precarietà, salari bassi, cassa integrazione; i dati positivi di export e turismo non arrestano l’emigrazione dei giovani; permane la disuniformità di servizi nord sud.

Di fronte a tutto questo, l’invito è Impegniamoci per una comune speranza che ci conduca con fiducia verso il futuro, dove resta forse un po’ vago, in questo far fronte comune, quale sia il ruolo della politica e quale quello dei cittadini. “La grande risorsa del nostro paese è l’entusiasmo, la forza creativa, la generosità dei giovani”, prosegue il Presidente Mattarella. “Abbiamo il dovere di ascoltare il loro disagio, di dare risposte concrete alle loro esigenze e aspirazioni”. Ma i dati dell’emigrazione giovanile continuano a dimostrare che è più nelle risorse individuali che in quelle del Paese che i giovani confidano e trovano risposte.

Il passaggio col quale il Presidente Mattarella cerca di condensare tutto in una domanda e una risposta più che proporre un piano d’azione è una riaffermazione di valori e sani principi, sicuramente fondamentali, ma probabilmente non sufficienti: “Cosa significa concretamente coltivare la fiducia in un tempo segnato, oltre che dalle guerre, da squilibri e da conflitti? Il bisogno di riorientare la convivenza, il modo di vivere insieme”. Il focus del Presidente Mattarella torna in più punti del suo discorso sulla dimensione relazionale della vita in società. Menziona le comunità, le famiglie, le amicizie. Afferma che la nostra natura più autentica è “la relazione con gli altri. E ancora: “È questa trama di sentimenti, di valori, di tensione ideale quel che tiene insieme le nostre società e traduce in realtà quella speranza collettiva che insieme vogliamo costruire. Siamo tutti invitati ad agire rifuggendo egoismo, rassegnazione e indifferenza”. Un discorso a tratti quasi più da buon padre di famiglia che politico. Sono numerose le esortazioni prive di un destinatario concreto, nelle quali appaiono un po’ confuse le responsabilità del cittadino e quelle della politica: “È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché da questo dipende il futuro delle nostre società”. Anche sul finale la speranza è riposta in un “noi” collettivo che, se tutti abbraccia, tutti livella su uno stesso piano: “La speranza siamo noi, il nostro impegno, la nostra libertà, le nostre scelte”.

Il discorso del Presidente Macron si pone in maniera molto più nerboruta, trionfalistica e declamatoria. Orgogliosamente il discorso di apre con « Ensemble cette année nous avons prouvé que impossible n’était pas français » (Insieme quest’anno abbiamo dimostrato che “impossibile” non è francese). Il primo esempio con cui si apre l’elencazione di diversi eventi attraverso i quali la Francia avrebbe dimostrato questa sua capacità di rendere possibile l’impossibile spiazza perché, se sicuramente è un fatto politico e sociale degno di nota in un momento in cui il diritto in questione sta retrocedendo in molti paesi, meraviglia che sia assurto addirittura a fatto da menzionare in prima posizione, in apertura di un discorso di Capodanno: « Nous avons été la première nation à modifier notre Constitution pour garantir le droit des femmes à interrompre volontairement leur grossesse » (Siamo stati la prima nazione a modificare la nostra Costituzione per garantire il diritto delle donne a interrompere volontariamente la gravidanza). Seguono, tra i traguardi del 2024 che vengono elencati, l’organizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici e la riapertura, a seguito del termine della ricostruzione, di Notre Dame.

Nella foto, il Presidente Emmanuel Macron

L’augurio di Macron per il 2025 è di un anno di « ressaisissement, stabilité, bons compromis » (rinascita/svolta, stabilità, buoni compromessi). A differenza che nel quadro tratteggiato da Mattarella, dove i problemi dell’Italia sono sia esterni che interni, Macron colloca tutti i problemi al di fuori della Francia, in un mondo in sfacelo: l’obiettivo per lui è quello di « bâtir une France plus forte, plus indépendante, face au dérèglement du monde » (costruire una Francia più forte, più indipendente, di fronte al venir meno dell’ordine/al caos/al disfacimento del mondo). Dell’Europa dice che « ne peut plus déléguer sa sécurité et sa défence » (non può più delegare la sua sicurezza e la sua difesa). « En 2025 la France doit continuer le réarmement militaire pour garantir notre souveraineté, la protection de nos intérêts et la sécurité de nos compatriotes » (Nel 2025 la Francia deve continuare il riarmo militare per garantire la sovranità, la protezione dei nostri interessi e la sicurezza dei nostri compatrioti).

Una parola che torna due volte nel discorso di Macron è la parola lucidità: « Nous devons lucidement voir que le monde avance plus vite et bouscule nombre de nos certitudes » (Dobbiamo vedere lucidamente che il mondo avanza più rapidamente e sbaraglia molte delle nostre certezze). Lucidità che si contrappone all’ingenuità: «Les européens doivent en finir avec la naïveté […] Dire non à ce qui nous fait dépendre des autres sans contrepartie et sans préparer notre avenir » (Gli europei devono finirla con l’ingenuità […] Dire no a ciò che ci fa dipendere dagli altri senza nulla in cambio e senza preparare il nostro futuro). Su quale sia il futuro, Macron afferma che «Il nous faut le réveil européen» (Ci serve il risveglio europeo). Un risveglio che, nell’ordine degli aggettivi che menziona, dovrebbe essere scientifico, intellettuale, tecnologico, industriale, agricolo, energetico ed ecologico (l’ecologia è lasciata in ultima posizione!).

Verso la metà del discorso, si aggiungono ulteriori parole che confermano il tono sicuro e risoluto: «2025 imposera l’audace et le sens de décisions » (Il 2025 imporrà l’audacia e il senso delle decisioni). Sicuramente lo sguardo di Macron si estende su una dimensione temporale più ampia di quella del discorso del Presidente Mattarella. Sicuramente in questa capacità di prendere distanza dal presente c’è una risorsa che allo sguardo di noi italiani manca: « Les grandes nations sont celles qui dans les moments de crise, de doute, savent voir loin ; se détacher des polémiques du quotidien pour bâtir l’avenir et prendre un temps d’avance. Nous y sommes ! C’est pourquoi en 2025 nous tendrons le cap » (Le grandi nazioni sono quelle che nei momenti di crisi, di dubbio, sanno guardare lontano; distaccarsi dalle polemiche del quotidiano per costruire l’avvenire e guadagnare un tempo di vantaggio. Ed è quello che facciamo! Ed è il motivo per cui nel 2025 manterremo la rotta).

Lo sguardo, al contempo retrospettivo e proiettato in avanti, abbraccia 50 anni: «Nous sommes à un quart de siècle. Une partie des promesses de l’an 2000 ont été tenues mais tant de désordres, déséquilibres sont apparus aussi. Alors pour le quart de siècle qui vient, je veux que nous puissions décider et agir avec 2050 en ligne de mire » (Siamo a un quarto di secolo. Una parte delle promesse del 2000 sono state mantenute ma vi è stata anche l’apparizione di molti disordini e squilibri. Per il quarto di secolo che si apre voglio che possiamo decidere e agire con il 2050 come orizzonte).

L’appello finale è molto diverso da quello del Presidente Mattarella, che, nella sua preoccupazione per la tenuta dei legami sociali fa appello ai buoni sentimenti della popolazione. Macron fa invece leva sul senso di orgoglio storico dei francesi e li invita non solo alla tenuta, ma a partecipare alla costruzione nel grande cantiere: « Comme pour les grands chantiers qui ont fait notre histoire, chacun de vous est nécessaire pour bâtir une Nation et une République plus belle encore » (Come per i grandi cantieri che hanno fatto la nostra storia, ciascuno di voi è necessario per costruire una nazione e una Repubblica ancora più bella). In chiusura l’esortazione è a essere « unis, déterminés, fraternels » (uniti, determinati, fraterni).

Ascoltando il discorso del Bundeskanzler Scholz si torna a toni più gravi. Inevitabilmente gravi e di cordoglio in apertura per l’incubo dell’attentato a Magdeburg, ma gravi anche nel riconoscere che stiamo vivendo, più in generale, tempi difficili (»die Zeiten sind schwierig, das spüren wir alle«), per l’economia che deve lottare, per l’inflazione, per l’ansia dovuta al “brutale attacco della Russia contro l’Ucraina”.

Nella foto, il Bundeskanzler tedesco Olaf Scholz

Per fare del 2025 un buon anno, le parole guida scelte da Scholz sono rispetto, fiducia, interesse e impegno reciproci (»Wir können 2025 zu einem guten Jahr machen, mit Respekt vor einander, mit Vertrauen zu einander, mit Interesse an einander und mit Engagement für einander«). Lancia un forte appello affinché non ci si lasci dividere e a farsi forza nello stare uniti e nella coesione (»unser Zusammenhalt macht uns stark«, »Lassen wir uns also nicht von einander dividieren, von niemenaden«). Tra i motivi che elenca per cui la Germania può rallegrarsi menziona: il fatto di essere la terza più importante economia di mercato del mondo grazie al fatto che “oggi vanno a lavorare più donne e più uomini che mai nella nostra storia. Tra cui anche molti da altri paesi che si danno da fare (anpacken) qui da noi e che da molto tempo sono parte della storia di successo (Erfolgsgeschhichte) della Germania”; il fatto che in praticamente nessun altro paese del mondo datori di lavoro e lavoratori lavorino così strettamente insieme quando si tratta di stipendi e condizioni di lavoro”; il fatto di avere a livello internazionale numerosissimi amici e partner (»Kaum ein Land hat international so viele Freunde und Partner wie Deutschland«).

Spostandoci in Svizzera, cambia lo scenario, sia nell’ambientazione scelta per il discorso che nei suoi contenuti. È tipico dei discorsi di Capodanno dei Presidenti della Confederazione svizzera scegliere una sede non di governo ma un luogo simbolo della cultura, della storia o della scienza, ogni anno diverso.

Nella foto, la Bundespresidentin svizzera Karin Keller-Sutter

Quest’anno la Presidente Karin Keller-Sutter ha scelto la Biblioteca dell’Abbazia di San Gallo, sito patrimonio mondiale dell’umanità e in particolare ha scelto di fare di un libro, noto come “Abrogans” (un vocabolario di termini latini e dei loro corrispettivi in Althochdeutsch), un simbolo della Svizzera. Il latino “Abrongans”, dice, viene tradotto in tedesco come Bescheiden (modesto) o Demutig (umile). Della modestia, intesa in senso positivo, dice che è un valore svizzero tradizionale, una premessa per il funzionamento delle Istituzioni e per una buona convivenza(»Demut ist ein traditioneller Schweizer Wert. Sie ist für das Funktionieren unseren Institutionen und für ein gutes Miteinander eine Grundvoraussetzung«). Il discorso si incentra più sulla tradizione e sulla Svizzera che sul resto del mondo, lo sguardo verso l’anno nuovo non sembra essere gravato da preoccupazioni particolarmente gravose ma solo da incognite: »Ich würde Ihnen gerne sagen, dass das neue Jahr ein ruhiges sein wird, aber ich weiß genau wie Sie, was 2025 uns bringen wird« (Volentieri vorrei dirvi che il 2025 sarà un anno tranquillo, ma so tanto quanto voi cosa ci riserva il 2025). Il discorso si chiude con l’espressione di un sentimento di gratitudine: »Die Schweiz ist stark und handlungsfähig. Unsere Demokratie und Rechtsstaatlichen Institutionen funktionieren. Unser Gemeinsehen ist fest verankert. Wir können Lösungen finden. Das ist keine Selbstverständlichkeit und dafür können wir dankbar sein« (La Svizzera è forte e capace di agire. La nostra democrazia e le nostre istituzioni di diritto funzionano. La nostra visione comune è saldamente radicata. Siamo capaci di trovare soluzioni. Tutto questo non è scontato e possiamo esserne grati).

Cambiando continente e andando in Messico, il discorso di Claudia Sheinbaum è carico di aspettativa per il nuovo anno, un anno in cui continueranno le trasformazioni avviate dal precedente Presidente, Andrés Manuel López Obrador, un anno in cui si terranno le elezioni dei giudici e delle “giudicesse”, dei magistrati e delle magistrate, dei ministri e della Suprema corte della Nazione. Sheinbaum evidenzia che “Somos quizás el único pueblo al mundo que, en manera democrática, elegirá el poder judicial y es algo muy bueno para nuestro País y es parte de este cambio profundo de vida democrática que estamos viviendo” (Siamo forse l’unico Paese al mondo che, in maniera democratica, eleggerà il potere giudiziario ed è qualcosa di molto buono per il nostro Paese ed è parte di questo cambiamento profondo di vita democratica che stiamo vivendo”).

Nella foto, la Presidente del Messico Claudia Sheinbaum

Il discorso si chiude con toni fiduciosi, semplici e accompagnati da senso di responsabilità: “Nos va a ir muy bien. Lo sé porque hay unidad en el pueblo de México, con el pueblo de México. Y que sepan que de mi parte siempre vamos a poner todo lo que esté en nuestras manos, corazones y mente para seguir cambiando y para hacer todavía más grande a nuestra hermosa patria” (Le cose andranno molto bene. Lo so perché c’è unità nel popolo messicano e con il popolo messicano. Sappiate che da parte mia metteremo sempre tutto ciò che è nelle nostre mani, nei nostri cuori e nella mente per continuare a cambiare e per rendere ancora più grande la nostra meravigliosa patria).

Passando dalle Americhe all’Asia, il discorso di Xi Jinping ci trasporta ancora in un altro mondo. Prima di arrivare all’inquadratura del Presidente, ritratto alla sua scrivania Presidenziale con la bandiera cinese alla sua destra, scorre una carrellata di immagini (la Muraglia Cinese, un’immagine notturna di una città illuminata, grandi arterie stradali, grattacieli visti dall’alto, il traffico intenso ma regolare, moderne architetture e architetture tradizionali…) accompagnata, anziché dall’inno nazionale, da una musica lieta. Il saluto di apertura è rivolto a “Compagni e amici, Signore e Signori”.

Nella foto, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping

Del 2024 dice che “Il 2024 lo abbiamo passato insieme. Abbiamo vissuto la pioggia e il bel tempo”. Questa è la prima di numerose metafore tratte dalla natura che sono disseminate lungo il discorso. Prosegue: “Diversi momenti, toccanti e indimenticabili, hanno caratterizzato quest’anno eccezionale”. Segue una carrellata di motivi di soddisfazione, tra cui spiccano “La prima raccolta di campioni sulla faccia nascosta della luna è stata lanciata dalla sonda lunare Chang’e 6. La nave da perforazione oceanica Mengxiang è partita all’esplorazione in mare aperto […] Questi risultati testimoniano il nostro impegno grandioso a perseguire i nostri sogni nelle profondità dei mari e delle stelle. Tutto il discorso è accompagnato da riprese video che illustrano quanto viene richiamato. I risultati che vengono menzionati non sono soltanto risultati scientifici e tecnologici ma anche risultati vicini alla vita delle persone. Nel raccontare delle sue visite in provincia, infatti, Xi Jinping dice: “[…] ho potuto vedere ciascuno e ciascuna vivere una vita appagata. Mi sono rallegrato delle mele Huaniu, grandi e rosse a Tianshui nel Gansu e delle pesche abbondanti nel villaggio Aojiao nel Fujian. Sono rimasto meravigliato dal sorriso orientale millenario nelle grotte del Monte Maiji e della trasmissione di generazione in generazione della tradizione di buon vicinato nel vicolo di Liuchixiang. Mi sono rallegrato di vedere la via della cultura antica molto animata e frequentata a Tianjin e gli abitanti dei quartieri multietnici a Yinchuan vivere come in famiglia”.

Nella foto le mele Huaniu, grandi e rosse a Tianshui nel Gansu, menzionate dal Presidente Xi Jinping nel suo discorso di Capodanno

Nella foto le mele Huaniu, grandi e rosse a Tianshui nel Gansu, menzionate dal Presidente Xi Jinping nel suo discorso di Capodanno (link al video-discorso:

Delle preoccupazioni della popolazione legate al lavoro, al reddito e alla presa in carico degli anziani e dei bambini, all’educazione e alle cure mediche ha affermato che gli stanno a cuore. Di fronte alle inondazioni, ai tifoni e altre catastrofi naturali, dice che i membri del Partito Comunista Cinese hanno combattuto in prima linea e che il popolo è rimasto unito e solidale. In diversi settori “i numerosi lavoratori, costruttori e imprenditori sono all’opera per realizzare i propri sogni.

Un passaggio è dedicato a ricordare i premi e le onorificenze conferite durante l’anno, affermando che “La gloria appartiene loro [ai premiati], ed essa appartiene anche a tutti i cinesi che spendono se stessi e che si impegnano”.

Del ruolo internazionale della Cina, Xi Jinping dice che “In un mondo di trasformazioni e di turbolenze, la Cina, grande Paese responsabile, ha operato per promuovere la riforma della governance mondiale e ad approfondire la solidarietà e la cooperazione del Sud Globale”. Prosegue: “Nei consessi bilaterali e multinazionali abbiamo presentato chiaramente la visione della Cina e abbiamo dato un grande contributo alla preservazione della pace e della stabilità nel mondo”. Più avanti: “È importante avere ampiezza di vedute per appianare le spaccature e risolvere i conflitti e dare prova di impegno per l’avvenire dell’umanità”.

Riguardo all’economia, Xi Jinping dice: “L’economia cinese conosce delle nuove condizioni tra cui le sfide legate alle incertezze esterne e la pressione proveniente dalla trasformazione dei motori di crescita. Ma avremo la meglio con degli sforzi assidui”. Verso la fine del discorso torna il riferimento all’impegno come via per il raggiungimento di risultati, siano essi economici o legati alla felicità degli individui: “Per quanto lontani siano i nostri sogni e i nostri desideri, li realizzeremo con perseveranza”.

Sorprende, all’orecchio occidentale, abituato a sentire i politici misurare il benessere in termini di PIL, il passaggio di Xi Jinping quando dice: “Tra tutte le prove da portare a termine, la più importante è quella di assicurare una vita felice al nostro popolo”. Viene da chiedersi (magari ingenuamente) se non ci sia qualche collegamento tra il sorriso che sorprende chi abbia avuto l’occasione di avventurarsi in Asia (e che resta impresso come un dato distintivo e spontaneo delle persone) e politiche che, tra i propri intenti, dichiarano di avere anche quello di portare sorriso alla popolazione: “Dobbiamo lavorare insieme per promuovere lo sviluppo e la governance della società, per creare un’atmosfera armoniosa e inclusiva e a rispondere concretamente alle preoccupazioni della popolazione per portare più sorriso ai cinesi e scaldare loro il cuore”.

Il discorso di Xi Jinping è un discorso che trascende ampiamente i confini della Cina e sembra attribuirsi un ruolo di “custodia del mondo” in più passaggi: “È importante avere ampiezza di vedute per appianare le divisioni e risolvere i conflitti e dare prova d’impegno per l’avvenire dell’umanità, “La Cina è pronta a lavorare con gli altri paesi per rinforzare l’amicizia e la cooperazione, promuovere l’ispirazione reciproca tra diverse culture e costruire una comunità d’avvenire condiviso per l’umanità, e ancora: “Insieme apriremo un avvenire migliore per il nostro mondo”.

Ascoltando il finale del discorso di Xi Jinping tornano alla mente le parole e le atmosfere evocate dagli altri Presidenti ascoltati: Mattarella con il suo poco incisivo appello ai buoni sentimenti, Macron con la sua nerboruta metafora del cantiere al quale chiama tutti a partecipare… Xi Jinping invece eleva tutto a una dimensione più eterea e luminosa, accomiatandosi con questa accumulazione di immagini positive: “Ciascuno ha un proprio ruolo da esprimere, ciascuno conta e ogni raggio di luce brilla. La nostra bella terra risplende. Le stelle rischiarano ogni casa. Accogliamo il nuovo anno pieni di speranza. Che la nostra patria gioisca dell’armonia e della prosperità. Che tutti i nostri sogni si realizzino. Che l’anno 2025 ci porti felicità e pace”.

In conclusione quello che è il mio augurio: possa l’Italia risollevarsi dalla condizione di sfiducia generalizzata, antagonismi inacerbiti e risentimenti diffusi in cui è precipitata. A volte il clima può migliorare in base alle parole di cui decidiamo di popolare ogni giorno il nostro quotidiano e il nostro vocabolario. A questo è voluto servire questo articolo: a ricordarci di variare il nostro sguardo e il nostro lessico sulle cose.

Riferimenti

Per chi volesse ascoltare o riascoltare i discorsi di Capodanno di cui in questo articolo si è parlato, di seguito i link:

· Sergio Mattarella: https://www.youtube.com/watch?v=_XBW5qY-ZDU

· Emmanuel Macron: https://www.youtube.com/watch?v=UTUXYricb1o

· Olaf Scholz: https://www.youtube.com/watch?v=AF7-UfOEjbo

· Karin Keller-Sutter: https://www.youtube.com/watch?v=rVgchbcoI7Q

· Claudia Sheinbaum: https://www.youtube.com/watch?v=_bFu0UeUVYk

· Xi Jinping: https://www.youtube.com/watch?v=n46ky6UMumE